Cos’è un rifiuto e quali sono le diverse categorie di appartenenza ?

Il Testo Unico Ambientale D. Lgs. 152/06 definisce “rifiuto” una qualsiasi sostanza o oggetto di cui il detentore si disfi, o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi. Questa definizione prevede sia un aspetto soggettivo: possiamo decidere di disfarci dell’oggetto e quindi declassarlo a rifiuto sia un aspetto oggettivo: è la normativa stessa che ci obbliga a considerarlo rifiuto, come nel caso della data di scadenza. La definizione di rifiuto non fa riferimento al valore economico.

I rifiuti si dividono in varie categorie in base alla loro origine e alla loro pericolosità, si parla di:

  • Rifiuti Urbani, quelli prodotti nelle nostre abitazioni;
  • Rifiuti Speciali, prodotti da qualsiasi attività produttiva che sia artigianale, commerciale, industriale o di servizi.

All’interno di ognuna di queste categorie i rifiuti si dividono in:

  • Rifiuti pericolosi;
  • Rifiuti non pericolosi.

ATTENZIONE! Non tutti i rifiuti speciali sono pericolosi e non tutti i rifiuti urbani sono non pericolosi

Ad esempio:

- il vecchio monitor del pc che abbiamo a casa è un rifiuto urbano pericoloso mentre lo stesso monitor all’interno di un ufficio è un rifiuto speciale pericoloso

- la scatola di cartone dentro alla quale arrivano i nostri acquisti online è un rifiuto urbano non pericoloso, mentre lo stesso imballaggio che conteneva le merci aziendali è un rifiuto speciale non pericoloso.

Esiste poi una particolare categoria di rifiuti che è quella dei rifiuti assimilabili agli urbani, che sono rifiuti speciali che possono essere gestiti come urbani se rispettano determinati parametri.

 Come classificare un rifiuto correttamente secondo l’Elenco Europeo dei Rifiuti (CER)?

Il codice CER è un codice a sei cifre che identifica il rifiuto e tutti i codici CER sono contenuti nell’Elenco Europeo dei Rifiuti. Trattandosi di una decisione europea i codici CER sono identici in tutti gli stati membri e quindi lo stesso rifiuto avrà lo stesso codice in ogni paese dell’Unione. Ogni coppia di cifre del codice CER ha un significato molto preciso:

  • La prima coppia di cifre identifica la categoria di attività che genera il rifiuto e l’Unione Europea ne ha identificate 20;
  • La seconda coppia di cifre identifica la fase del processo che genera il rifiuto;
  • La terza coppia di cifre specifica il singolo rifiuto.

La corretta classificazione dei rifiuti è responsabilità del produttore del rifiuto e non di altri soggetti, sei tu che quindi devi scegliere il codice CER giusto, che più si addice al tuo rifiuto.


 Quali sono gli strumenti che ci possono aiutare a compiere la scelta del codice CER giusto?

Per iniziare dobbiamo raccogliere tutte le informazioni possibili sul rifiuto, sul processo che l’ha generato e su tutte le materie prime e sostanze che compongono il rifiuto o che possono averlo contaminato.

Ma come fare? Possiamo ad esempio aiutarci con le schede di sicurezza che contengono importanti informazioni circa la pericolosità delle sostanze. È importante ricordare però che la pericolosità delle sostanze è diversa dalla pericolosità dei rifiuti, quindi non basta accontentarsi delle schede di sicurezza, ma è necessario conoscere l’intera storia del rifiuto.

Una volta raccolte tutte le informazioni sul rifiuto ci troviamo ad un bivio.

Se l’elenco europeo dei rifiuti ci restituisce un Codice CER non pericoloso assoluto possiamo fermarci qui: il problema è risolto.

 Se invece ci troviamo di fronte ad un CER pericoloso assoluto o ad un codice a specchio, dobbiamo proseguire le indagini per capire se e quali caratteristiche di pericolo poter attribuire. Solo in alcuni casi le caratteristiche di pericolo possono essere estrapolate dalle schede di sicurezza, ma spesso queste sono incomplete. Bisogna anche considerare che questo metodo può non essere applicabile perché, ad esempio, il processo produttivo ha modificato le materie prime, e pertanto il rifiuto ha una diversa composizione.

Ecco quindi che occorrono le analisi di laboratorio per caratterizzare il rifiuto, che hanno valenza solo se basate su un campione rappresentativo del rifiuto che tiene conto quindi della sua composizione natura e che ha le stesse caratteristiche della massa originaria da cui proviene. Molto spesso è sottovalutato ma un campionamento di scarsa qualità è uno dei fattori che compromette maggiormente la corretta classificazione del rifiuto. Le analisi ci dicono se un rifiuto è pericoloso o non pericoloso e quali sono le eventuali caratteristiche di pericolo (le cosiddette frasi HP). Per fare in modo che le analisi siano attendibili si deve aver effettuato prima un’attenta valutazione tecnica del rifiuto e ne vanno conosciute le caratteristiche, in caso contrario verranno fornite al laboratorio informazioni incomplete e lo stesso non saprà con certezza quali sostanze ricercare. Questo comporta inevitabilmente una classificazione errata.

Cosa sono le voci a specchio e quali sono le caratteristiche di pericolo dei rifiuti?

All’interno dell’Elenco Europeo i rifiuti possono essere classificati con voci di diverse tipologie:

  • Voci di pericolo assoluto: i rifiuti assegnati a queste voci sono da considerarsi pericolosi senza ulteriori valutazioni, appartengono a questa voce ad esempio le batterie al piombo;
  • Voci non pericolose assolute: i rifiuti assegnati a queste voci sono classificati come non pericolosi, senza ulteriori studi, appartengono a questa voce ad esempio i trucioli di metalli;
  • Voci a specchio: sono due o più voci che identificano lo stesso tipo di rifiuto ma una è pericolosa e l’altra no.

Nel caso di voci a specchio ma anche nel caso di voci di pericolo assoluto è di fondamentale importanza la corretta classificazione del rifiuto.

Cosa contraddistingue i rifiuti pericolosi?

I rifiuti pericolosi sono contrassegnati da un asterisco (*) all’interno dell’elenco europeo e presentano una o più caratteristiche di pericolo identificate dalla sigla HP seguita da un numero da 1 a 15, ad esempio un rifiuto infiammabile avrà la caratteristica di pericolo HP3 mentre se è irritante avrà la caratteristica HP4.

Attenzione! Le caratteristiche di pericolo HP sono diverse dalle indicazioni di pericolo H delle sostanze.

CLASSIFICAZIONE RIFIUTI: ONERI E RESPONSABILITÀ

A chi spetta la classificazione dei rifiuti?

Tutte le informazioni necessarie alla corretta classificazione sono in possesso di un unico soggetto, il produttore del rifiuto (attività produttive). È lui infatti che sa qual è l’origine del rifiuto, conosce il processo da cui deriva, è informato sulle materie prime che vengono utilizzate e anche sulle sostanze che entrano a contatto con il rifiuto e che possono averlo contaminato. Tutto questo comporta che è sua la responsabilità della corretta classificazione del rifiuto, perché nessun altro ne conosce così in dettaglio la storia.

Cosa succede se non classifichiamo correttamente un rifiuto?

L’errata classificazione non è direttamente sanzionabile dal Testo Unico Ambientale D.Lgs1 152/06, ma influenza tutti gli aspetti riguardanti la gestione dei rifiuti. Ad esempio classificare un rifiuto pericoloso come non pericoloso comporta una errata tenuta del deposito temporaneo con il rischio di miscelare rifiuti non compatibili o di utilizzare contenitori non sicuri. Inoltre porterebbe a compilare in maniera errata il registro di carico e scarico dei rifiuti, il formulario di trasporto e anche la dichiarazione MUD, e peggio, rischieresti di affidare il tuo rifiuto a dei soggetti che non sono autorizzati a gestirlo. Tutti questi aspetti sono sanzionabili, anche penalmente.


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