10 Apr - 2024

Nell’universo complesso delle costruzioni, esiste un nemico invisibile ma insidioso: il radon. Questo gas nobile radioattivo, prodotto dal decadimento di elementi presenti nel suolo e nei materiali da costruzione, può accumularsi negli ambienti chiusi, rappresentando un rischio significativo per la salute umana. Il principale riferimento normativo per la corretta valutazione dei rischi connessi a questo gas è il D.Lgs. 101/2020 che attua la direttiva 2013/59/Euratom.

Il D.Lgs. 101/2020 definisce i livelli di riferimento al di sopra dei quali non è appropriato consentire le esposizioni e stabilisce i valori di riferimento di concentrazione media di attività di radon in aria sia per i luoghi di lavoro sia per le abitazioni. Lo stesso decreto prevede art. 10 un piano nazionale d’azione per il radon (PNAR), ossia un programma di azioni da aggiornare ogni 10 anni per ridurre i rischi a lungo termine legati all’esposizione al radon indoor.

Con D.P.C.M. dell’11 gennaio 2024 è stato adottato il nuovo Piano nazionale d’azione radon per 2023-2032. Il nuovo piano è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 43 del 21 febbraio 2024.In considerazione delle potenziali implicazioni sulla salute dei lavoratori, è imperativo che il datore di lavoro conduca un’attenta valutazione al fine di prevenire qualsiasi rischio derivante dall’esposizione al radon. La valutazione del rischio radon conforme alle disposizioni del D.Lgs. 101/2020 è un contenuto che non può mancare nel documento di valutazione dei rischi (DVR). Un DVR esaustivo può costituire una difesa fondamentale in caso di eventuali contestazioni sanzionatorie.

Piano nazionale d’azione per il radon: gli obiettivi

Il Piano Nazionale d’Azione per il Radon rappresenta un fondamentale strumento per affrontare i rischi legati all’esposizione a lungo termine al radon, sia nei luoghi di lavoro che nelle abitazioni. Obiettivo del piano è quello di fornire una chiara linea d’azione nazionale, garantendo conformità alle normative nazionali e comunitarie in materia. Le azioni indicate dal Piano mirano a ridurre il numero dei casi di tumore polmonare causati dall’esposizione al radon e ai suoi prodotti di decadimento. Per raggiungere questo obiettivo, devono essere individuati luoghi di lavoro e abitazioni con elevata concentrazione di radon e devono essere adottate misure per prevenire e ridurre la concentrazione di radon indoor. Una delle principali finalità del PNAR è quella di fornire agli esperti e ai cittadini informazioni dettagliate sulla strategia adottata in Italia per ridurre l’esposizione della popolazione al radon. Attraverso il PNAR, vengono stabilite direttive e misure concrete per migliorare la consapevolezza sui rischi del radon, nonché per promuovere l’adozione di pratiche e interventi volti a ridurre la concentrazione di questo gas negli ambienti chiusi. Il Piano fornisce, inoltre, elementi per l’individuazione delle aree uniformando strategie e metodologie per le campagne di misurazione sul territorio nazionale e fornendo una mappatura della radioattività naturale potenziale del territorio nazionale su base geologica.

Secondo quanto previsto dall’art. 10, il piano nazionale d’azione per il radon (PNAR) serve ad individuare:

  • le strategie, i criteri e le modalità di intervento per prevenire e ridurre i rischi di lungo termine dovuti all’esposizione al radon in abitazioni, edifici pubblici e luoghi di lavoro, anche di nuova costruzione, per qualsiasi fonte di radon, sia essa il suolo, i materiali da costruzione o l’acqua;
  • i criteri per la classificazione delle zone in cui si prevede che la concentrazione di radon come media annua superi il livello di riferimento nazionale in un numero significativo di edifici;
  • le regole tecniche e i criteri di realizzazione di misure per prevenire l’ingresso del radon negli edifici di nuova costruzione nonché degli interventi di ristrutturazione su edifici esistenti che coinvolgono l’attacco a terra;
  • gli indicatori di efficacia delle azioni pianificate.

Gli obiettivi specifici di riduzione dell’esposizione al radon da realizzarsi nei prossimi 10 anni di durata del Piano sono:

  • la riduzione della concentrazione di radon nei luoghi di lavoro con concentrazione di radon superiore ai 300 Bq/m3, nel rispetto delle previsioni normative;
  • la riduzione della concentrazione di radon almeno nel 50% delle abitazioni, ricadenti nelle aree prioritarie nelle quali sia stata riscontrata una concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3, dando priorità a quelle con concentrazione superiore a 300 Bq/m3;
  • la riduzione della concentrazione di radon almeno nel 50% delle abitazioni del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, ricadenti nelle aree prioritarie, con concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3, dando priorità a quelle con concentrazione superiore a 300 Bq/m3;
  • la verifica che il livello di concentrazione di radon sia inferiore ai 200 Bq/m3 nelle abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024.

L’articolo 11 del D.Lgs. 101/2020 stabilisce che le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, entro 24 mesi dall’emanazione del Piano radon:

  • individuano le zone, dette “aree prioritarie” in cui il livello di riferimento di 300 Bq/m3 è superato nel 15% di edifici;
  • definiscono le priorità d’intervento.

L’individuazione delle aree prioritarie è lo strumento fondamentale di partenza per identificare le abitazioni e i luoghi di lavoro al pianoterra o al seminterrato, da sottoporre a risanamento.

Piano nazionale d’azione radon: assi strategici

Il Piano nazionale d’azione per il radon agisce su tre macroaree strategiche, declinate in azioni, a loro volta articolate in attività.

ASSE 1 – Misurare: individuazione delle situazioni di maggiore esposizione

L’asse 1 del piano fa riferimento alla misurazione della concentrazione di radon indoor, il quale risulta essere un fattore determinante per la valutazione della situazione territoriale nazionale e per considerare lo stato di fatto sul quale intervenire. Lo scopo principale è quello di individuare le aree proprietarie attraverso la caratterizzazione omogenea dell’intero territorio nazionale individuando le attività lavorative e gli edifici esposti a maggior rischio. Le modalità verranno sviluppate ed integrate affinché possano ottenere dati coerenti e affidabili su tutto il territorio nazionale.

ASSE 2 – Intervenire: strumenti per la prevenzione e riduzione della concentrazione di radon indoor

Raggruppa le azioni per ridurre il rischio di esposizione al radon con lo scopo di promuovere i sistemi di prevenzione e la riduzione negli edifici esistenti e nei nuovi edifici con indicazioni precise sulla loro progettazione, i materiali da costruzione. Inoltre, l’asse 2, agisce per ridurre le emissioni inquinanti, prevenire e contrastare le concertazioni più elevate di radon indoor. Lo scopo è garantire un efficace sistema in grado di ridurre i rischi sanitari collegati all’esposizione al radon e di fronteggiare le situazioni di esposizione, definendo con interventi appropriati, un abbassamento dei valori di esposizione. Considerando che non è possibile eliminare del tutto il radon dagli edifici, è però possibile intervenire, riducendo la sua concentrazione nell’aria degli ambienti interni, abbassando così anche il rischio connesso alla sua esposizione.

ASSE 3 – Coinvolgere: informazione, educazione, formazione e divulgazione

Tale asse è finalizzato ad incentivare la diffusione della conoscenza del fenomeno radon attraverso strategie comunicative che prevedono lo sviluppo di piani di formazione rivolti ai lavoratori e ai professionisti della Pubblica Amministrazione, studenti, e azioni diffuse per la riduzione dell’esposizione del radon nelle abitazioni.

Piano nazionale d’azione radon: la situazione sanitaria e radon in Italia

Il radon (Rn) è un gas naturale, nobile radioattivo, un elemento presente in modo diffuso e naturale nell’ambiente. Una delle caratteristiche più sorprendenti del radon è la sua totale impercettibilità: incolore, inodore e insapore, rende difficile la sua individuazione e valutazione della presenza. Questo gas radioattivo deriva dal decadimento dell’uranio-238, un elemento che si trova comunemente nelle rocce e nei suoli della crosta terrestre sin dalla formazione del pianeta e, grazie a questa caratteristica, l’uranio funge da fonte indiretta di radon in praticamente tutti i siti terrestri. La concentrazione di attività del radon nell’aria è misurata in Becquerel per metro cubo (Bq/m3 ), che corrisponde a un decadimento radioattivo al secondo in un metro cubo d’aria. Studi scientifici hanno dimostrato che esiste una correlazione statistica tra la concentrazione di radon in aria e il rischio di tumore ai polmoni e che questo rischio aumenta di circa il 16% per ogni 100 Bq/m3 di incremento di concentrazione media di radon, rispetto al rischio medio statistico di tumore al polmone. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tramite l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha classificato il radon nel gruppo 1 di sostanze con evidenza sufficiente di cancerogenicità, basandosi su studi epidemiologici condotti sugli esseri umani. Questa categoria comprende anche altre sostanze note per il loro potenziale cancerogeno, come il fumo di sigaretta e l’amianto. E’ stato stimato che in Italia il 10% circa dei casi di tumore al polmone, cioè circa 3300 casi annui su un totale di oltre 30000, sono attribuibili al radon. Il radon tende ad accumularsi soprattutto in ambienti confinati, particolarmente quelli a diretto contatto con il suolo, come cantine, scantinati, garage e tavernette. Questi ambienti sono particolarmente a rischio poiché il terreno rappresenta la principale fonte di radon, sebbene il gas possa diffondersi anche negli ambienti dei piani superiori. Il piano sulla base dei dati disponibili, ottenuti dalla prima indagine condotta nelle abitazioni alla fine degli anni ’80 e riportati nel PNR del 2002, stima che le abitazioni con una concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3 siano il 4% delle abitazioni italiane, circa 800.000 abitazioni; quelle con concentrazione di radon superiori a 400 Bq/m3 siano l’1%, cioè circa 200.000; mentre la stima per i luoghi di lavoro che superano i 300 Bq/m3 è pari a circa 200.000.

La situazione degli edifici esistenti sopracitati che presentano elevate concentrazioni di radon è influenzata da diversi fattori, quali:

  • localizzazione in aree di origine vulcanica;
  • suoli altamente permeabili;
  • impiego di materiali da costruzione come:
    • tufo;
    • pozzolane;

La concentrazione di radon dipende da fattori caratterizzati da una notevole variabilità, comprese le abitudini di vita, non è insolito trovare edifici con elevati livelli di radon anche in aree dove generalmente si riscontrano basse concentrazioni del gas. L’articolo 12 del D.Lgs. 101/2020 fissa i livelli di riferimento per le abitazioni e per i luoghi di lavoro. Tali valori, espressi in termini di valore medio annuo della concentrazione di attività di radon in aria, sono:

  • 300 Bq/m3 per le abitazioni esistenti;
  • 200 Bq/m3 per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024;
  • 300 Bq/m3 per i luoghi di lavoro.

Dunque, i livelli di riferimento per le abitazioni e i luoghi di lavoro sono valori di concentrazione di attività di radon in aria al di sopra dei quali non è appropriato consentire l’esposizione e al di sotto dei quali è importante agire, al fine di mantenere l’esposizione al radon al livello minimo per quanto ragionevolmente ottenibile, tenendo conto delle più recenti conoscenze tecniche e dei fattori economici e sociali.

Piano radon: monitoraggio

Il monitoraggio e l’avanzamento del Piano sono affidati all’Osservatorio nazionale radon, garante per cittadini e amministratori, che valuta costantemente l’efficacia delle misure adottate e propone eventuali revisioni dei criteri di individuazione delle aree prioritarie e dei livelli di riferimento. Il successo del Piano dipende dall’impegno congiunto delle amministrazioni centrali, regionali e locali, nonché dall’attiva partecipazione della popolazione. Solo attraverso un approccio sinergico e coordinato sarà possibile garantire la sicurezza e la salute nelle costruzioni, proteggendo così il benessere di tutti. L’Osservatorio nazionale radon è un organismo collegiale che svolge compiti di verifica del Piano e opera quale garante per i cittadini e gli amministratori, assicurando la diffusione delle informazioni concernenti l’attuazione delle azioni previste dal Piano e la loro efficacia. Entro un anno dall’adozione del Piano, l’Osservatorio ha il compito di assicurare:

  • la verifica della corretta esecuzione delle attività previste dal Piano;
  • il monitoraggio della corrispondenza tra quanto previsto dal Piano e quanto attuato, nel rispetto del cronoprogramma delle attività, esprimendo, se necessario, pareri specifici;
  • l’approvazione e il coordinamento del programma di comunicazione;
  • la diffusione e la gestione delle informazioni concernenti l’attuazione del Piano anche attraverso pagine web dedicate;
  • l’interoperabilità delle banche dati da parte delle amministrazioni competenti;
  • l’efficace azione di comunicazione e divulgazione;
  • l’istruttoria delle richieste di informazioni, documenti, segnalazioni di criticità in merito allo stato del Piano presentate da cittadini, enti pubblici e privati, associazioni di categoria;
  • la condivisione dei dati di monitoraggio e di analisi relativi alle diverse componenti;
  • la trasmissione e la condivisione con le Direzioni Generali competenti del MASE e del MS, alle quali segnala ogni problematica connessa con l’acquisizione dei dati e con le informazioni da rendere disponibili al cittadino;
  • il superamento di eventuali criticità emerse in sede di attuazione del Piano, proponendo soluzioni che non ne modificano i contenuti e gli obiettivi. Tali soluzioni che non costituiscono variazioni sostanziali del Piano sono adottate con decreto del MASE e del MS;
  • l’acquisizione di risultati di azioni non comprese nel programma di comunicazione attuate dalla PA;
  • la valutazione della necessità di aggiornamento del Piano;
  • l’individuazione di opportuni strumenti legislativi, da proporre agli uffici competenti, attraverso i quali incentivare le indagini di misurazione e le azioni di risanamento;
  • il supporto alle Regioni e Province autonome per le indagini volte all’individuazione delle aree prioritarie e degli edifici con situazioni di esposizione potenzialmente elevata;
  • la formulazione di proposte normative alle autorità competenti, sulla base degli esiti del Piano;
  • l’individuazione di opportune strategie per una riduzione diffusa dell’esposizione al radon nelle abitazioni